Il relitto del Santa Lucia al largo di Ventotene

Tra i tanti naufragi che hanno interessato le isole pontine e, in particolare l’isola di Ventotene, l’affondamento della nave Santa Lucia al largo dell’isola dell’arcipelago pontino è un avvenimento storico che ha lasciato un segno indelebile nella memoria degli abitanti locali, tanto da essere ancora oggi ricordato in varie occasioni. In questo luogo sono organizzate suggestive immersioni con relitto che raccontano ancora oggi i tragici momenti vissuti dai passeggeri quando cercarono di salvare le proprie vite durante l’affondamento del piroscafo da parte dell’aviazione britannica.

Quando il piroscafo Santa Lucia affondò al largo di Ventotene:

La storia del piroscafo Santa Lucia

Costruita nel 1912 dai cantieri del Tirreno di Ancona per la Compagnia Napoletana di Navigazione a Vapore, la nave Santa Lucia, in origine era un piccolo piroscafo passeggeri in servizio sulle linee che collegavano Napoli e le isole del Golfo. Durante la Grande Guerra, il Santa Lucia venne utilizzato come nave ospedale nell’Adriatico, compiendo 12 missioni e trasportando centinaia di feriti. Derequisita nel 1919, il Santa Lucia venne restituito agli armatori, riprendendo il suo servizio per varie compagnie di navigazione. Fu in questi anni che assunse l’appellativo di “tram di Ponza” poiché venne utilizzato come collegamento tra le isole dell’arcipelago pontino e Gaeta. A seguito di una requisizione nel 1940 da parte della Regia Marina, questa volta di breve durata, il Santa Lucia venne nuovamente derequisito, dipinto in grigio militare (per essere meno visibile) e armato con un cannone, tornando a prestare regolare servizio nell’acque dell’arcipelago ponziano. Il 23 luglio del 1943 la nave dopo essere partita da Gaeta e aver fatto scalo a Santo Stefano, si trovava al largo di Ventotene quando i militari britannici della RAF cominciarono a colpirla.

L’affondamento del Santa Lucia al largo di Ventotene

Al momento dell’attacco, alle 8 del mattino, il Santa Lucia aveva a bordo non solo generi di prima necessità, come medicinali, e corrispondenza, ma anche persone, di cui 17 civili. Infatti il bilancio sarà drammatico: 65 morti, solo 5 superstiti, uno dei quali, il comandante Cosimo Simone, morirà per le ferite riportate due giorni dopo. La RAF attaccò la nave con tre siluri, uno dei quali lo centrerà in pieno, facendolo affondare in meno di un minuto. Gli abitanti di Ventotene assisteranno alla scena e alle operazioni di soccorso inermi. Nel corso degli anni attorno a questo attacco aereo si sono create una serie di leggende: la prima vuole che dopo l’affondamento la RAF abbia continuato a mitragliare le persone che cercavano di mettersi in salvo; un’altra racconta che l’attacco venne ordinato perché sul piroscafo ci potevano essere personaggi illustri, primo fra tutti Benito Mussolini. Sulla prima leggenda, in effetti le fonti sono contrastanti: alcuni confermano che i militari britannici mitragliarono i rottami e i naufraghi, ostacolando le operazioni di soccorso, altre invece che i soccorsi giunsero subito dopo sul luogo. In merito alla seconda, gli storici affermano che l’attacco al Santa Lucia fu un’azione necessaria per bonificare la costa del Tirreno antistante alla costa campano-laziale, azione necessaria per garantire la buona riuscita dello sbarco avvenuto poi a Salerno il 9 settembre del 1943.

Photo credits:
Foto di Sailko da Wikimedia

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