Ponza, l’isola dei corsari

La storia delle isole ponziane, e in particolare di Ponza, è molto antica. Sappiamo che l’arcipelago era abitato già abitato in epoca Neolitica e che i suoi maggiori centri sorsero sotto i Volsci. Fu una colonia prima fenicia, poi greca ed infine romana. In epoca romana, Ponza, conobbe ricchezza e prosperità, diventando un luogo di villeggiatura per i ceti elevati e anche territorio di confino. Alla fine dell’impero romano, dell’isola si seppe poco e niente per quasi trecento anni. Intorno al VI secolo d.C. cominciarono a svilupparsi le prime comunità monastiche attorno all’abbazia benedettina di Santa Maria, che divenne anche centro economico. Ma a causa dell’indebolimento del territorio italico per via della discesa dei popoli germani, Ponza e le altre isole ponziane, divennero meta privilegiate delle razzie dei pirati.

Ponza, tra pirati e corsari:

I pirati a Ponza

La prima aggressione subita da Ponza avvenne nel 813, quando una quarantina di navi saracene giunsero sull’isola, assaltando il centro abitato e il monastero di Santa Maria. Un attacco spietato che non risparmiò nessuno. Con il definitivo insediamento degli Arabi in Sicilia nel 877, la situazione precipitò ulteriormente: Ponza divenne una base per i pirati saraceni che da qui organizzavano le spedizioni in direzione della costa tirrenica laziale. Per bloccare il dominio sul Tirreno da parte dei pirati saraceni, venne creata una lega guidata da Papa Giovanni X che riuscì a sconfiggere i nemici e ad allontanali per oltre 500 anni dal mar Tirreno e dalle sue coste. Furono anni di tranquillità e rinascita grazie alla diffusione del monachesimo cistercense che eressero un nuovo centro monastico dedicato a Santa Maria sulle rovine di un’antica villa romana.

I corsari ponzesi

Intorno al 1400 ripresero le razzie da parte dei pirati e i monaci cistercensi abbandonarono l’isola, causando un forte spopolamento, tanto che i territori furono affidati in enfiteusi al duca Ariano Alberico Carafa e ai conti Antonio Petrucci, di Policastro, e Aniello Arcamone, di Bonelli, per ordine di Sisto IV, allo scopo di favorire il ripopolamento del territorio. A turbare i già precari equilibri, fu l’arrivo di due temibili pirati: Khayr-ad-Dìn detto Barbarossa e Dragut, che usavano Ponza come luogo di approvvigionamento e come punto di partenza per i loro attacchi nel Tirreno centrale. Ci furono vari scontri tra i due e la nave genovese Andrea Doria, che intervenne a difesa delle acque tirreniche. Le scorrerie durano fino all’Ottocento, ma nel tempo furono abilmente contenute perché i ponzesi si organizzarono per difendere la loro isola: venne concessa loro “la patente di corsa”. Ponza venne così difesa dai suoi corsari che, a differenza dei pirati, avevano l’autorizzazione da parte dell’autorità ad attaccare le navi nemiche. Navi prima utilizzate per il commercio vennero trasformate in navi corsare in grado di intercettare e bloccare immediatamente possibili attacchi pirateschi.

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Foto di uncommonmovie da Pixabay

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