Lungo l’antico sentiero tracciato dai monaci benedettini sull’isola di Zannone

L’isola di Zannone, la più settentrionale tra le isole ponziane, è una perla da scoprire . Oltre a essere costituita da rocce metamorfiche e sedimentarie risalenti a oltre 200 milioni di anni fa, questa piccola isola ha saputo conservare un importante patrimonio naturalistico, tutelato dal 1979 dal Parco Nazionale del Circeo. Poco abitata sin dall’epoca preistorica, perché difficile da approdare, Zannone ha però ospitato due ordini monastici, benedettini e cistercensi. Furono proprio questi ultimi a erigere il monastero di Santo Spirito, abbandonato nel 1300 a causa delle continue scorrerie dei pirati, di cui oggi restano i ruderi. A testimonianza della presenza dei monaci c’è anche un sentiero costruito da loro su cui è possibile avventurarsi per scoprire tutti i segreti dell’isola di Zannone.

A Zannone sul sentiero dei monaci:

monaci a Zannone

Come Ponza e Ventotene, anche Zannone divenne luogo scelto dai monaci per praticare una vita all’insegna della preghiera e del lavoro. Zannone, in particolare, ospitò una prima comunità monastica benedettina che abbandonò l’isola intorno all’813. Circa 400 anni dopo, nel 1213, alcuni monaci dello stesso ordine, provenienti da Gaeta, tornarono a Zannone, osservando i principi di Gioacchino Fiore. Qualche decennio più tardi, su richiesta di Papa Innocenzo IV, il monastero divenne un’abbazia cistercense: l’abbazia di Santo Spirito di Zannone. A causa delle scorribande da parte dei pirati, la comunità chiese di potersi trasferire su terraferma e attorno al 1295 abbandonò definitivamente l’isola. Leggenda vuole che i monaci, mentre andavano via da Zannone, portarono con loro bisce e serpenti utilizzando il suono del flauto come richiamo e, da allora, le due specie non abitano più sull’isola.

Il sentiero dei monaci sull’isola di Zannone

Il sentiero di Zannone è un percorso di circa tre chilometri che attraversa oltre 102 ettari di macchia mediterranea. Il tragitto, lastricato con pietre locali, parte da Varo, l’approdo più accessibile dell’isola. Si giunge dopo circa 800 metri al monastero, o meglio a ciò che ne resta dove si imbocca la strada verso il bosco. Dopo circa 200 metri si giunge a un bivio: il sentiero che va a sinistra porta verso il Faro, mentre quello a destra, che si biforca ulteriormente, porta al bosco, fino al Monte Pellegrino. Qui si può scegliere in base alla propria preparazione se proseguire verso l’alto o se tagliare, costeggiando il mare. Se si decide di proseguire verso il bosco si giunge a un belvedere da cui è possibile ammirare Ponza e Palmarola in tutto il loro splendore. Ad accogliere i visitatori il profumo di lentisco e mirto e, se si è abbastanza fortunati, anche qualche muflone. Salendo la vegetazione cambia lasciando spazio ai corbezzoli e al leccio. Gli ultimi 900 metri del percorso attraversano il bosco del Cavone del Lauro giungendo fino alla Punta del Lauro da cui si può ammirare la costa. Il sentiero termina al Varo, dove è possibile visitare un’antica peschiera romana.

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Foto di resolfa da Pixabay

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