Grotta del Serpente: un luogo segreto di Ponza chiuso al pubblico

L’isola di Ponza conserva ancora oggi tantissime testimonianze degli antichi insediamenti romani e che amavano trascorrere il loro tempo in questo luogo dall’aspetto selvaggio e incontaminato, baciato dalla natura per l’incredibile bellezza dei suoi paesaggi (le grotte di Pilato, le cisterna romana della Dragonara e del Corridoio, di Via Parata).

Oggi vogliamo parlare della Grotta del Serpente una delle loro opere ingegneristiche poco conosciute in quanto non aperta al pubblico ma non per questo meno interessante.

Curiosità e informazioni:

 

Di cosa si tratta

Più che una grotta in realtà parliamo di un’antica cisterna composta da tre grosse navate e quattro lunghi e larghi cunicoli che servivano per far passare l’acqua piovana e purificarla da eventuali detriti portati dietro con sé. Costruita dai Romani in epoca augustea questa grotta cisterna serviva all’approvvigionamento dell’acqua piovana, risorsa preziosa su un’isola come Ponza dove non vi sono sorgenti di acqua dolce.

 

Perché è chiamata grotta del serpente

L’origine del nome di questa grotta è legata a una vecchia leggenda popolare che si tramanda sull’isola e che rendono questo luogo nascosto ancora più affascinante. Si racconta infatti che all’interno della grotta fosse custodito un antico tesoro (pare fosse una testa d’oro massiccio) per questo all’entrata venne messo un grosso serpente a fare da guardia all’androne. Altri invece raccontano che il nome è dovuto alla presenza di spiriti maligni anche conosciuti con il nome di “muniacelli” che abitavano i corridoi della grotta tant’è che ogni volta che si provava ad accendere del fuoco per fare luce, questa si spegneva inspiegabilmente.

L’ipotesi più probabile è che a questa profondità avvolta nel buio e dall’umidità la grotta cisterna fosse l’habitat ideale per le bisce, una specie di serpente non velenoso diffuso nel Lazio.

 

Grazie agli preziosi ricordi di viaggio di qualche impavido viaggiatore passato a Ponza alla fine del XIX secolo sappiamo che all’epoca alla grotta si accedeva attraverso una buca nel terreno (tutt’ora di proprietà privata) nell’entroterra dell’isola, nel bel mezzo dei i campi coltivati a vite e disseminati qua e là dalle candide abitazioni tipiche ponzesi (leggi il nostro articolo sulle case grotta di Ponza: le tipiche abitazioni dell’isola) sulla via nuova de le Forna. Una volta scesi al suo interno l’aria fredda e la vegetazione ha proliferato selvaggia l’avvolge, lasciando intravedere le possenti mura romaniche con la caratteristica tecnica in muratura che utilizzava dei piccoli blocchi di pietra inclinati e disposti in modo da formare una parete omogenea.

 

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Photo Credits:

Foto di Erasmo Mazzella da Wikimedia Commons

Foto di Till Niermann da Wikimedia Commons

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